Nei giorni 24 e 25 marzo 2025, le Università di UnitelmaSapienza e Luiss hanno ospitato il convegno del progetto “The Hybridization of the Fight Against Crime in the International Scenario: Comparative Law Findings from the 2022 PRIN Borderline”. L’iniziativa, che costituisce un momento intermedio di disseminazione delle attività di ricerca del PRIN, è stata dedicata all’approfondimento di diritto comparato dei temi oggetto del Progetto e ha visto la partecipazione degli studiosi internazionali coinvolti nella ricerca comparatistica del PRIN.
La prima giornata dell’evento, tenutasi il 24 marzo presso l’Università degli Studi di Roma UnitelmaSapienza, è stata aperta dai saluti del Magnifico Rettore dell’UnitelmaSapienza, Prof. Bruno Botta, che ha sottolineato il ruolo cruciale che l’Università, come Istituzione, svolge nel garantire un dialogo tra studiosi provenienti da diversi background, favorendo la creazione di un ambiente di apprendimento condiviso e interdisciplinare. A seguire, il Prof. Nicola Napolitano, il Direttore del Dipartimento di Scienze Legali ed Economiche dell’UnitelmaSapienza, ha offerto una panoramica dettagliata del progetto Borderline, finalizzato a esplorare l’evoluzione delle strategie di contrasto alla criminalità attraverso l’adozione di misure ibride, che vanno oltre il tradizionale sistema penale.
La prima sessione del convegno, dal titolo “Confiscation in the European Legal Landscape“, è stata moderata dal Prof. Vincenzo Mongillo, Professore ordinario di Diritto penale presso UnitelmaSapienza. Il Prof. Mongillo ha sottolineato la rilevanza del tema della confisca e delle misure ibride nella lotta contro la criminalità, evidenziando come il panorama delle pene e delle sanzioni si sia evoluto significativamente nel corso degli anni con la diffusione di misure che si collocano a cavallo tra diritto civile e diritto penale, dando vita ad un fenomeno di ibridazione. Si è, poi, ricordato come l’obiettivo di questa prima sessione sia quello di fornire una panoramica completa delle forme di confisca esistenti nei principali ordinamenti europei e di analizzare i potenziali conflitti con i diritti fondamentali tutelati in ambito nazionale e sovranazionale.
Tra i relatori, il Consigliere Antonio Balsamo, Vice Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione, ha analizzato le diverse tipologie di confisca esistenti nell’ordinamento giuridico italiano, ponendo particolare attenzione sulla confisca preventiva e sul suo riconoscimento da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la recente pronuncia nel caso Garofalo e altri c. Italia. Ha, inoltre, trattato il ruolo della cooperazione internazionale nell’enforcement delle misure preventive e, più in generale, nel contrasto della dimensione economica della criminalità.
Di seguito, il Prof. Valsamis Mitsilegas, Professore di Diritto europeo dell’Università di Liverpool, ha approfondito le dinamiche di armonizzazione sovranazionale e le differenze tra i modelli nazionali di confisca, analizzando il quadro normativo europeo, soprattutto alla luce della Direttiva (UE) 2024/1260. Ha, infine, sollevato criticità sulla possibilità di dare effettiva attuazione al principio di mutuo riconoscimento tra gli Stati membri per misure non strettamente qualificate come penali, come nel caso della confisca preventiva, paventando il rischio che venga a crearsi un sistema “a doppia velocità”.
Ha, quindi, preso la parola la Prof.ssa Katharina Beckemper, Professoressa di Diritto penale presso l’Università di Lipsia, che ha ricostruito il sistema tedesco in tema di confisca. In particolar modo, ha ricordato come l’ordinamento tedesco abbia mutuato da esperienze di altri paesi europei, tra cui quello italiano, l’istituto della confisca preventiva. La Prof.ssa ha incentrato il suo intervento sulla difficoltà di provare la provenienza illecita dei beni senza una condanna penale, sottolineando, tuttavia, l’assenza di un’inversione dell’onere della prova tale da determinare un contrasto con la presunzione di innocenza.
Ha preso, poi, la parola il Prof. Gonzalo Quintero Olivares, Professore Emerito di Diritto penale all’Università Rovira i Virgili, che ha svolto un excursus sul tema della confisca nell’ordinamento spagnolo. Il Professore ha evidenziato come l’ambito di applicazione della confisca fosse, dapprima, limitato soltanto al settore del traffico di droga e, solo in un secondo tempo, sia stato esteso a più reati, inclusi quelli legati ad organizzazioni criminali e terroristiche. Si è, poi osservato come, nonostante la confisca non sia inserita nell’elenco delle pene, parte della dottrina spagnola la annovera tra le misure accessorie. Infine, il Prof. Quintero Olivares ha rilevato che, laddove la confisca viene estesa anche a beni che non appartengono all’imputato, emergono problemi di compatibilità rispetto alla Costituzione, legati alla presunzione di innocenza.
Infine, ha concluso la sessione mattutina la Prof.ssa Raphaële Parizot, Professoressa di diritto privato e scienze penalistiche all’Università Sorbona di Parigi, con una disamina delle diverse forme di confisca previste dalla legge francese e della loro compatibilità di dette misure con i principi fondamentali del diritto, in particolare con il principio di proporzionalità, di presunzione di innocenza e l’accesso equo alla giustizia. Con specifico riferimento al principio della presunzione di innocenza, è stato sottolineato come questo non risulti compromesso dall’istituto della confisca, la quale, nell’ordinamento francese, può essere irrogata unicamente a seguito di una condanna definitiva. È, tuttavia, prevista la possibilità di disporre, in una fase antecedente al processo, il sequestro dei beni come misura cautelare, senza che ciò implichi una deroga al suddetto principio.
La sessione pomeridiana del 24 marzo, dal titolo “Compliance Measures“, è stata moderata dalla Prof.ssa Gaetana Morgante, Professoressa di Diritto penale presso la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa.
Il primo intervento è stato realizzato dal Prof. Adán Nieto Martín, Professore di Diritto penale all’Università di Castilla-La Mancha, presso la quale è Vicedirettore dell’Istituto di Diritto penale europeo e internazionale. Il Prof. Nieto Martín ha, dapprima, messo in luce alcuni punti di contatto tra misure di compliance e politiche di sostenibilità nell’ambito dell’organizzazione aziendale, in quanto entrambi gli ambiti si basano sulla autoregolamentazione dell’impresa. Di seguito, il Prof. Nieto Martín ha elaborato una serie di proposte finalizzate a rendere più efficienti i modelli di compliance aziendale, definendola compliance 2.0. Tra le altre, si propone di garantire maggiore partecipazione degli stakeholders alle decisioni aziendali, di incorporare istituti di giustizia riparativa nei modelli di compliance e di incrementare il livello di trasparenza.
Di seguito, ha preso la parola il Prof. Costantino Grasso, Professore di Diritto penale all’Università di Exeter, il quale ha illustrato l’evoluzione normativa del Regno Unito in materia di responsabilità dell’impresa dipendente da reatodall’attuazione della Convenzione dell’OCSE contro la corruzione firmata dal Regno Unito nel dicembre del 1997 fino al recente Economic Crime and Corporate Transparency Act del 2023. Infine, il Prof. Grasso ha concluso come il risultante quadro normativo consti in un variegato mosaico di reati, per i quali l’impresa è considerata responsabile qualora vi sia stato un deficit di prevenzione (failure to prevent) nell’adozione di misure di contrasto alla realizzazione degli illeciti.
È, quindi, intervenuta la Prof.ssa Barbara Boehler, Senior Director del Programma di Corporate Compliance ed Ethics alla Fordham University School of Law, la quale ha illustrato il ruolo del compliance officer negli Stati Uniti. La Prof. Boehler ha evidenziato come la disciplina più rilevante non sia contenuta in fonti di rango legislativo ma in best practices elaborate dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) degli Stati Uniti d’America. Tra le best practices cui il compliance officer è tenuto a rispettare si è fatto riferimento, tra l’altro, alla condivisione di responsabilità e al potere di assumere, premiare o punire i dipendenti per il loro comportamento.
L’ultima relazione della tavola rotonda è stata affidata congiuntamente alla Prof.ssa Katrin Deckert, membro dell’ANSA (Associazione Nazionale delle Società per Azioni Francesi – ANSA) e Professoressa di Diritto privato all’Università di Parigi Nanterre e il Prof. Nicolas Rontchevsky, Professore di Diritto privato e scienze penalistiche all’Università di Strasburgo. Dopo aver illustrato il cd. Caso Airbus (2020), i due relatori hanno spiegato come, nell’ordinamento francese, la responsabilità dell’impresa dipendente da reato sia stata introdotta nel 1994 e come, di conseguenza, sia divenuta obbligatoria in capo alle imprese l’adozione di modelli di compliance aziendale. Infine, la Prof.ssa Deckert ha evidenziato come la materia della compliance aziendale sia stata oggetto di recente riforma con la Legge Sapin 2 del 2016, soprattutto per evitare che le aziende francesi ricevano sanzioni dagli Stati Uniti.
La seconda tavola rotonda del pomeriggio, intitolata “Punitive Civil Liability in European Civil Law Systems” è stata introdotta e moderata dal Prof. Antonio Gullo, Professore di Diritto penale presso l’Università Luiss Guido Carli e Principal Investigator del PRIN 2022 “Borderline”.
Ha dato avvio alla discussione il Prof. Jeremy Bourgais, Professore di diritto privato e scienze penalistiche presso l’Università di Reims Champagne-Ardenne, il quale ha incentrato il suo intervento sulle sanzioni civili nell’ordinamento giuridico francese. Il Prof. Bourgais ha illustrato come le amendes civiles siano state introdotte a partire dal XX secolo per realizzare un effetto dissuasivo sulla commissione di taluni illeciti civili e si è soffermato sulle preoccupazioni relative al rispetto delle garanzie costituzionali e della CEDU. Inoltre, ha sottolineato come le sanzioni civili possano essere utilizzate non solo in sostituzione delle pene ma anche in aggiunta ad esse.
Il secondo intervento della tavola rotonda è stato affidato congiuntamente alla Prof.ssa Miriam Cugat-Mauri, Professoressa di Diritto penale all’Università Autonoma di Barcellona e al Prof. Antonio Cardona Barber, Professore di Diritto penale all’Università Autonoma di Barcellona. La Prof. Cugat-Mauri ha, dapprima, sottolineato come anche in Spagna abbia avuto luogo un processo di depenalizzazione che si è realizzato in due fasi. La prima è avvenuta nel XX secolo con l’approvazione della Costituzione e del nuovo Codice penale spagnolo, ideologicamente compatibile con i nuovi valori democratici e socioeconomici, e la seconda nel XXI secolo mediante l’abrogazione del libro III del Codice penale spagnolo dedicato alle contravvenzioni. Il Prof. Cardona Barber ha rilevato che l’ordinamento spagnolo non prevede generalmente sanzioni punitive civili, perché considerate incompatibili rispetto all’apparato costituzionale, ma vi sono misure che possono avere un effetto simile a quello di sanzioni civili e in alcune recenti decisioni giudiziarie i tribunali spagnoli hanno iniziato a riconoscere forme di risarcimento per danni morali assimilabili nel quantum a sanzioni punitive.
Hanno concluso la giornata il Prof. Martin Wassmer, Professore di Diritto penale e di Dirittto processuale penale all’Università di Colonia, e il Prof. Damien Nippen, Professore di Diritto penale all’Università di Colonia. Dapprima, si è evidenziato che, nell’ordinamento tedesco, esiste un limite di ordine pubblico all’introduzione dei punitive damages di origine estera, perché la funzione compensativa del risaricmento impedisce il riconoscimento di somme che vadano oltre l’ammontare del danno risarcibile. Pertanto, vi è una netta separazione tra la sanzione penale e il risarcimento civile. Il Prof. Wassmer ha, però, ricordato come, in parziale contrapposizione a tale principio di ordine generale, in Germania esistono alcuni azioni civili a cui è riconosciuta una parziale funzione punitiva. Ha proseguito la discussione il Prof. Nippen, il quale ha analizzato i dubbi sul rispetto delle garanzie legati ai risarcimenti che hanno funzioni anche punitive e le potenziali implicazioni che l’introduzione dei danni punitivi avrebbe nell’ordinamento tedesco.
La seconda giornata della conferenza internazionale si è tenuta Il 25 marzo del 2025, presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma.
La sessione mattutina, dal titolo “Punitive Civil Liability in Common Law Systems” ha preso avvio con i saluti e l’introduzione del Prof. Maurizio Bellacosa, Professore di Diritto penale presso l’Università Luiss Guido Carli. Nel presentare gli argomenti trattati dagli ospiti internazionali, il Professore ha sottolineato che i paesi di common law vantano una lunga tradizione di riconoscimento dei punitive damages, rispetto all’ordinamento italiano, in cui solo recentemente sono emersi “illeciti civili punitivi”.
Il primo intervento è stato realizzato dalla Dott.ssa Eleni Katsampouka, Lecturer in Law al King’s College di Londra, che ha sottolineato come l’obiettivo primario dei danni punitivi sia spostare sul danneggiante il peso delle conseguenze delle condotte illecite tenute da quest’ultimo, ottenendo un effetto deterrente. Ha, poi, illustrato come nel Regno Unito i danni puntivi siano considerati come extrema ratio e non possano trovare applicazione nei procedimenti collettivi. Nella prassi, sono riconosciuti soprattutto in casi di frodi assicurative e misconduct della polizia. Di seguito, la Dott.ssa Katsampouka ha aggiunto che l’assegnazione dei danni punitivi e la determinazione del quantum tiene conto di diversi principi tra cui il principio di moderazione e di proporzionalità rispetto al reddito del convenuto ma non è soggetta alle garanzie del diritto penale.
Di seguito, ha preso la parola il Prof. Rafael Porrata-Doria, Professore alla Temple University, Beasley School of Law, che ha ripercorso brevemente l’evoluzione storica dei punitive damages, a partire dall’importazione dell’istituto dal diritto del Regno Unito. Il Prof. Porrata-Doria ha spiegato che i singoli Stati federali hanno successivamente iniziato a legiferare in materia di danni punitivi a partire dagli anni ’80. Attualmente, in quasi tutti gli Stati federali, la decisione della giuria di riconoscere danni punitivi è discrezionale ed è altrettanto da considerarsi discrezionale la determinazione del loro importo in denaro. Ciononostante, deve ritenersi che i danni punitivi non violino di per sé il Quarto Emendamento, a meno che non siano da ritenersi eccessivi. Per individuare i casi in cui l’importo sia da considerarsi eccessivo, la giurisprudenza ha elaborato una serie di linee guida che tengano in considerazione, tra l’altro, del grado di riprovevolezza e della disparità tra le parti. Infine, il Prof. Porrata-Doria ha analizzato due istituti espressive dell’ibridazione tra diritto civile e penale: l’azione “qui tam” e l’istituto della confisca civile.
La sessione mattutina si è conclusa con una tavola rotonda dal titolo “Italian hybrid measures in context. State of the Art, Comparative Insights and Future Perspectives”, introdotta e moderata dal Prof. Antonino Gullo, Professore di Diritto penale presso l’Università Luiss Guido Carli, che in qualità di Principal Investigator del Progetto ha illustrato gli snodi principali della ricerca del PRIN.
Ha, quindi, preso la parola la Dott.ssa Maria Giovanna Brancati, assegnista di ricerca in Diritto Penale presso UnitelmaSapienza, che ha condotto un’indagine comparata su tre principali tipologie di confisca – confisca allargata, confisca per equivalente e confisca “senza condanna” – nei sistemi giuridici di Francia, Spagna, Germania, Regno Unito e Italia. Il confronto ha evidenziato alcuni nodi tematici ricorrenti quali il bilanciamento tra obbligatorietà e discrezionalità nell’applicazione delle misure; la natura polivalente della confisca, che fa oscillare la misura tra funzione punitiva, preventiva e ripristinatoria; l’estensione del concetto di “bene confiscabile”, che, in alcuni ordinamenti, include anche beni non qualificabili come “prodotto” o “profitto” del reato; e, in generale, la necessità di armonizzazione delle differenti discipline a livello europeo.
È poi intervenuta Dott.ssa Roberta De Paolis, assegnista di ricerca presso la Scuola Superiore Sant’Anna, la quale ha sviluppato una riflessione approfondita sul tema della compliance, mettendone in luce la funzione cruciale nel contesto di una crescente ibridazione tra diritto penale e responsabilità d’impresa. La relatrice ha posto l’accento sulla natura ibrida del diritto penale d’impresa, che non si limita più alla mera proibizione di condotte illecite, ma si configura anche come strumento volto a imporre obblighi positivi di organizzazione e cooperazione. In tale prospettiva, è stata evidenziata la rilevanza attribuita alla collaborazione post-delictum e l’emergere di meccanismi premiali per le imprese che adottano modelli di compliance efficaci.
Ha preso poi la parola la Dott.ssa Ilaria Giugni, assegnista di ricerca presso l’Università Federico II di Napoli, che ha trattato delle c.d. interdittive antimafia, unicum nel panorama giuridico eurounitario. Dopo averne chiarito la funzione ‒ quella di attestare che l’impresa intenzionata a intrattenere rapporti economici con la pubblica amministrazione non abbia rapporti con organizzazioni criminali, nell’ottica di evitare infiltrazioni di tipo mafioso nel circuito economico ‒ ha posto l’attenzione sul procedimento di applicazione e sugli effetti stigmatizzanti che tali misure producono. La dott.ssa Giugni ha evidenziato, dunque, un paradosso: pur trattandosi di strumenti amministrativi adottati da un’autorità amministrativa (il prefetto), producono effetti particolarmente severi e afflittivi, arrivando spesso a determinare la chiusura dell’impresa colpita. Ha quindi messo in luce i profili più problematici della relativa disciplina, soffermandosi sulla scarsa precisione dei presupposti applicativi, sulla mancanza di garanzie procedurali a tutela dell’imprenditore destinatario e sul debole standard probatorio richiesto per la loro emanazione.
L’ultima relazione della tavola rotonda è stata affidata al Dott. Marco Mossa Verre, assegnista di ricerca in Diritto penale presso l’Università Luiss Guido Carli, il quale ha esaminato il processo di depenalizzazione con cui si è dato luogo all’introduzione degli “illeciti punitivi civili”, realizzata con il d.lgs. n. 7 del 2016. Il dott. Mossa Verre ha evidenziato che si tratta di un istituto di natura ibrida, a cavallo tra il diritto civile, amministrativo e penale. Nell’intervento, si sono messi in risalto i profili essenziali della disciplina e il fondamento politico-criminale della depenalizzazione attraverso il ricorso agli strumenti del processo civile. In un’ottica de iure condendo, il relatore si è fatto portavoce di alcune proposte di riforma esaminate nel Progetto volte, da un lato, a rafforzare l’efficacia nell’attuale disciplina degli “illeciti punitivi civili” e, dall’altro, a prevedere una regolamentazione complementare al quadro normativo di diritto penale.